venerdì, maggio 11, 2007

Quesiti italiani

Tiè, oggi mi si dev'essere risvegliata la vena patriottica, non so neanch'io per quale ragione. In fondo, però, non ho avevo ancora mai dipanato quel paio di dubbi che ho sempre avuto sui significati intrinsechi del nostro tricolore e di molti passaggi all'interno dell'inno di Mameli...presto detto ho trovato le mie risposte su questo sito -dalla grafica essenziale- ben fatto e fornito di riferimenti bibliografici/link. Per comodità riporto le notizie che più mi interessano, se volete approfondire per vostro conto il link è questo (radiomarconi.com).
Dunque: il tricolore è stato riconosciuto come vessillo nazionale con la Costituzione repubblicana del 1947 (“La Bandiera della Repubblica Italiana è il Tricolore: verde, bianco e rosso a tre bande verticali di eguale dimensione” art.12).

Cosa significano i tre colori:
Verde = Il colore delle nostre pianure;
Bianco = Il colore delle nostre cime;
Rosso = Il sangue dei caduti.

Nel suo discorso tenuto il 7/1/1897 a Reggio Emilia per celebrare il 1^ centenario della nascita del tricolore, Giosuè Carducci associa al bianco "la fede serena alle idee che fanno divina l'anima nella costanza dei savi"; al verde "la perpetua rifioritura della speranza" e al rosso "la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi". Altri significati ancora associano al bianco la vittoria, la prudenza e l'autorità; al verde la natura, l'uguaglianza, la gioia e la libertà; mentre al rosso si associa l'ardire e il valore.

Ma perchè proprio questi 3 colori? La "non-Italia" del 1796 era invasa dalle vittoriose armate napoleoniche e costituita dalle numerose "mini-repubbliche" di ispirazione giacobina (che avevano soppiantato gli antichi Stati assoluti); quasi tutte queste mini-repubbliche avevano adottato - seppur con varianti di colore - bandiere caratterizzate da tre fasce di uguali dimensioni chiaramente ispirate al modello francese del 1790. Tant'è vero che il tricolore italiano quale bandiera nazionale nasce a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797 adottando la bandiera Cispadana di tre colori, appunto: verde, bianco e rosso.
Nel 2003 (!), finalmente, sono stati codificati i toni del nostro tricolore: verde prato brillante (17-6153); bianco latte (11-0601); rosso pomodoro (18-1662) della scala Pantone tessile. Le tre bande di colore sono di uguale dimensione.



L'inno di Mameli, invece, ha una storia un po' diversa: è diventato -sì- l'inno nazionale italiano (dopo il 1946) sebbene nessuno lo abbia ancora ufficializzato con un decreto (!).
E' stato avanzato un disegno di legge da parte dei senatori GRILLO, AMATO, STANCA, SELVA, PASTORE, PICCIONI, RAMPONI, POSSA, MAFFIOLI, IZZO, COMINCIOLI e ASCIUTTI il 18/07/2006 (Disegno di legge n.821) che chiede una modifica all'art. 12 della Costituzione per citarlo e decretarlo ma finora non è ancora stato approvato. Il poema originale s'intitola "Canto degli italiani" e fu scritto dallo studente ventenne e patriota Goffredo Mameli nell'autunno 1847. A 22 anni muore ferito ad una gamba, era a fianco di Garibaldi. Sempre nello stesso anno, il 1847, Michele Novaro adatta lo scritto alla musica e dà origine all'inno così come lo conosciamo, sebbene abbia subito qualche variazione (l'originale citava "Evviva l'Italia" e non "fratelli...") e sia stato censurato quando più fece comodo. L'inno diventò subito motivetto popolare e non inno nazionale. Infatti è solo dal 1946 che sostituì la classica Marcia Reale, vero inno d'Italia dal 1861 al 1946.


Ecco invece un'analisi del testo dell'inno di Mameli, in modo da capire i vari riferimenti poco chiari:

Fratelli d'Italia
testo di Goffredo Mameli - musica di Michele Novaro

"Fratelli d'Italia / L'Italia s'è desta (1a)

(1a) Italiani, fratelli di una stessa Patria. Nel manoscritto originario, le parole "Fratelli d’Italia" non compaiono. Era scritto invece "Evviva l’Italia".

/ Dell'elmo di Scipio / S'è cinta la testa (1b) /

(1b) La cultura di Mameli è classica ed è forte in lui il richiamo alla romanità. L'Italia, ormai pronta alla guerra contro l'Austria, si cinge la testa, in senso figurato, (s'è cinta la testa) con l'elmo dell'eroico generale romano Publio Cornelio Scipione, detto poi l'Africano, (Scipio) che nel 202 a.C. sconfisse il generale cartaginese Annibale nella famosa battaglia di Zama (nella attuale Algeria), riscattando così la precedente sconfitta di Canne e concludendo la seconda guerra punica. Dopo la disfatta, Cartagine sottoscrisse il trattato di pace con Roma per evitare la totale distruzione.

Dov'è la vittoria? / Le porga la chioma (2) / Che schiava di Roma / Iddio la creò.

(2) Qui il poeta si riferisce all'uso antico di tagliare le chiome alle schiave per distinguerle dalle donne libere che portavano invece i capelli lunghi. Dunque la Vittoria deve porgere la chiome perché le venga tagliata quale schiava di Roma sempre vittoriosa.

Stringiamci a coorte (3)/ Siam pronti alla morte, / Siam pronti alla morte (4)/ Italia chiamò

(3) La coorte, cohors, era un'unità da combattimento dell'esercito romano, decima parte di una legione; nulla a che vedere con la corte.
(4) Qui a tutti tremano le vene dei polsi, altri fanno scongiuri, ma vale la pena ricordare che l'autore fu coerente con le sue parole.

Noi siamo da secoli (4a) / Calpesti e derisi, / Perchè non siam popolo, / Perchè siam divisi. / Raccolgaci un' unica bandiera, / Una speme, /Di fonderci insieme / Già l'ora suonò.

(4a) Mameli sottolinea il fatto che l'Italia non è unita. All'epoca infatti (1848) era ancora divisa in sette Stati.

Stringiamci a coorte...

Uniamoci, uniamoci / L'unione e l'amore / Rivelano ai popoli / Le vie del Signore (5) /
Giuriamo far libero / Il suolo natio / Uniti per Dio (6)/ Chi vincer ci può?

(5) A dire la verità si potrebbe intravedere in questi versi un sentimento democristiano ante litteram, ma è nota la religiosità di Mazzini, spesso deriso per questo da Marx con il nomignolo di Teopompo.
(6) Il verso "Uniti per Dio" in alcune versioni appare come "Uniti con Dio", per non essere confusa con l'espressione popolare e quasi blasfema "per Dio" ancora oggi in uso nel linguaggio popolare italiano. Nel poema però il verso è derivato da un francesismo che significava "da Dio" o "attraverso Dio".

Stringiamci a coorte...

Dall'Alpe a Sicilia / Dovunque è Legnano (7), / Ogn'uomo di Ferruccio (8)/ Ha il cuore e la mano, /
I bimbi d'Italia / Si chiaman Balilla (9)/ Il suon d'ogni squilla / I vespri suonò (10).

(7) Ossia la battaglia di Legnano del 29 maggio 1176, in cui i comuni italiani uniti in lega e guidati da Alberto da Giussano sconfisse il Barbarossa.
(8) In questa strofa, Mameli ripercorre sei secoli di lotta contro il dominio straniero. Anzitutto, la battaglia di Legnano del 1176, in cui la Lega Lombarda sconfisse Barbarossa (ovunque è Legnano). Poi, l'estrema difesa della Repubblica di Firenze, assediata dall'esercito imperiale di Carlo V nel 1530, di cui fu simbolo il commissario generale di guerra della Repubblica fiorentina, Francesco Ferrucci (ogn'uom di Ferruccio ha il cor e la mano). Dieci giorni prima della capitolazione di Firenze (2 agosto) egli aveva sconfitto le truppe nemiche a Gavinana. In Firenze fu ferito, catturato ed ucciso da Fabrizio Maramaldo (capitano dell'esercito imperiale), un italiano al soldo dello straniero, al quale rivolge le parole d'infamia divenute celebri "Tu uccidi un uomo morto".
(9) I "Fascisti" non rientrano nell'affermazione, in quanto "Balilla" è il soprannome di Giambattista Perasso (interessante delucidazione N.d.B.), il ragazzo quattordicenne genovese, che con il lancio di una pietra, diede inizio alla rivolta popolare di Genova contro gli austro piemontesi il 5 dicembre 1746 .
(10) Ogni squilla significa "ogni campana". E la sera del 30 marzo 1282, tutte le campane chiamarono il popolo di Palermo all'insurrezione contro i Francesi di Carlo d'Angiò, i Vespri Siciliani. ( Per stanarli gli facevano vedere dei ceci e gli chiedevano: cosa sono questi? E loro, non sapendo pronunciare la "c" dolce, dicevano "sesi", e i siciliani giù botte! )

Stringiamci a coorte...

Son giunchi, che piegano, / Le spade vendute (11). / Già l'aquila d'Austria (12) / Le penne ha perdute /
Il sangue d'Italia / Il sangue polacco (13) / Bevé col cosacco / Ma il cor lo bruciò.

(11) Le truppe mercenarie di occupazione.
(12) L'aquila bicipite, simbolo degli Asburgo.
(12) - (13) L'Austria era in declino (le spade vendute sono le truppe mercenarie, deboli come giunchi) e Mameli lo sottolinea fortemente: questa strofa, infatti, fu in origine censurata dal governo piemontese. Insieme con la Russia (il cosacco), l'Austria aveva crudelmente smembrato la Polonia. Ma il sangue dei due popoli oppressi si fa veleno, che dilania il cuore della nera aquila d'Asburgo."

Testi Consultati:
"Panorama" del 2 luglio 1998 (Valerio M. Manfredi)
"Il tricolore degli italiani. Storia avventurosa della nostra bandiera" (Tarquinio Maiorino, Giuseppe Marchetti Tricamo, Andrea Zagami) Mondadori 2002

Sul sito potete scaricare di ogni, compresi file .mp3 originali dei vari inni e leggere molte altre curiosità sull'argomento. ;-)

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