martedì, dicembre 26, 2006

Obey e Marshall McLuhan

"La campagna Obey potrebbe essere spiegata come un esperimento fenomenologico. Il primo obiettivo della fenomenologia è quello di risvegliare un (nuovo) senso di meraviglia del proprio mondo. La campagna Obey cerca di stimolare la curiosità nell'osservatore e di fargli porre delle domande sulla campagna stessa e le sue relazioni con l'ambiente circostante. Proprio perchè le persone non sono abituate ad osservare i messaggi pubblicitari per nessuna ragione che non sia esplicita, ben chiara e "frequente", chi ha a che fare con la campagna Obey è spinto alla meditazione e rivitalizza la propria percezione delle cose assieme all'attenzione per i dettagli. Il mezzo è il messaggio". Questa è - in breve - la traduzione (mia) dalla prima pagina di default del sito ufficiale di Obey aka Frank Shepard Fairey.

Classe 1970, nel 1989 si inventa questa collezione di adesivi che regala a destra e a manca ad amici skaters. Anni dopo il fenomeno underground si era già diffuso molto, lui spedisce via posta le mascherine da stencil con cui continuare la "diffusione del verbo" in ogni città del mondo. Il fenomeno si allarga così tanto da diventare di massa. Oggigiorno Obey è diventata anche marca d'abbigliamento street, ma non so perchè, mantiene quel lustro "ruvido" originale della strada. Quando è il fenomeno a diventare marca e non la marca ad essere fenomeno commerciale. (>>approfondisci su Wikipedia).

Il prossimo gennaio 2007, dal 26 al 29, sarà possibile vedere dal vivo alcune sue opere presso lo stand della parigina Galerie Magda Danysz in occasione di ArteFiera a Bologna.

"La campagne centrale du travail de Shepard Fairey, que l'on reconnaît aussi sous le nom d'Obey, trouve son origine dans la rue en 1989. C'est au cours d'une démonstration à un ami, qu'il prend comme exemple une image de mauvaise qualité représentant le visage d'un catcheur français, André Roussinof, connu sous le nom d'"Andre the Giant". Par dérision, il attribue à ce personnage patibulaire un "posse" (une bande dans le milieu du skate), sous-titrant le pochoir de la mention "Andre has a posse"." [continua sul sito ufficiale]

"L’idea è quella di sovvertire la legge del manifesto pubblicitario, ossia la trasmissione immediata del messaggio, per sconcertare chi guarda e indurlo a farsi la domanda: che cosa sto capendo? Che cosa sto guardando? Cosa diavolo mi stanno chiedendo di comprare?
Nulla. In realtà Fairey non ha messaggi particolari da lanciare (va bene, a volte c’è il tema della pace o della guerra in Iraq, ma non sono veri messaggi, quanto piuttosto slogan). Quello che interessa a Obey è la fenomenologia stessa del messaggio, e cioè verificare la reazione della gente. [testo Francesca Bonazzoli su Urban, 12/12/2006 - >> continua qui]"



approfondisci artisti contemporanei street: Banksy su Exibart.com

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1 Comments:

At 5:44 PM, Anonymous Anonimo said...

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